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Leconte de Lisle.

Pseudonimo di Charles-Marie Lecomte. Poeta francese. Nato a La Réunion, studiò in Francia, a Rennes, e ottenne la licenza classica; frequentò poi per qualche tempo la facoltà di giurisprudenza, senza però laurearsi. Si trasferì nel 1846 a Parigi, dove conobbe Baudelaire a Banville, e partecipò attivamente al dibattito culturale e letterario che si svolgeva nella capitale sui più importanti problemi che lo sviluppo del romanticismo poneva: già si profilava, seppur confusamente, una crisi della tradizione romantica, declamatoria e sentimentale, e gli ambienti letterari tentavano di individuare un nuovo e diverso sviluppo dell'espressione artistica. Già nel 1835 Gautier, in una celebre prefazione al suo romanzo Mademoiselle de Maupin, aveva gettato le basi della scuola parnassiana, affermando il principio dell'Arte per l'Arte, ma stentatamente in espressione poetica: gran parte dei poeti e degli scrittori, si opponevano decisamente al soggettivismo dell'artista e quindi ad una diretta trasposizione nelle opere di poesia dei sentimenti, delle passioni e delle idee del poeta, ma assai più complesso era il creare un'arte oggettiva ed impassibile, espressa in forme di rigorosa precisione. L. partecipò attivamente a questo dibattito, collaborando anche alle numerose riviste sorte dal nulla che ponevano questo tipo di problematica, ma la sua completa adesione al parnassismo, inteso come distacco dalla vita sociale e politica, avvenne, e non a caso, in seguito alla grave delusione politica dopo il sostanziale fallimento della rivoluzione del 1848. Infatti egli partecipò con entusiasmo al movimento rivoluzionario, ed anzi si recò in Bretagna per propagandarne le idee, ma la sostanziale restaurazione moderata del 1849 e ancor più il brutale colpo di stato di Napoleone III nel 1851 lo spinsero ad abbandonare la vita politica attiva; chiuso in un totale pessimismo, egli, pur rimanendo fedele all'idea repubblicana e agli ideali della gioventù, si disinteressò di tutto ciò che lo circondava, tanto da affermare polemicamente che "la parte superiore del mio cervello non sa nulla delle cose contingenti". La poesia, intesa nel senso classico come storico rifugio dell'uomo, divenne quindi il suo unico modo di espressione, e dal 1852 pubblicò via via i volumi di Poèmes antiques (Poemi antichi), Poèmes barbares (Poemi barbari), Poèmes tragiques (Poemi tragici) e Derniers poèmes (Ultimi poemi). La maggior parte della sua poesia consiste in descrizioni di spettacoli naturali, con spiccata preferenza per i paesaggi dei tropici che egli conosceva assai bene; o in rievocazioni della vita dei tempi barbari o pagani, in modi grandiosi, con uno stile solenne e preciso, in forme che rifiutavano ogni effusione e ogni facile accenno autobiografico e austeramente contenute. L. è così considerato un vero maestro dei parnassiani, e la sua influenza sulla poesia dell'800 fu senza dubbio notevolissima (Saint-Paul, La Réunion 1818 - Louveciennes, presso Versailles 1894).